Nocerina, Gelbison e Santa Maria: «Giusti i recuperi, ma protocolli da rivedere»

protocollo Covid

La scelta del Dipartimento Interregionale di sfruttare il mese di novembre per il recupero di 91 delle oltre 100 partite rinviate causa Covid ha trovato d’accordo grossomodo gran parte dei club. In tanti però hanno sollevato dubbi, a partire dai club che ad oggi hanno a che fare con numeri in doppia cifra quanto a tesserati contagiati.

Cavallaro (Nocerina)

Tra queste ci sono Nocerina e Gelbison, alle prese rispettivamente con 19 e 16 tesserati in isolamento perché risultati positivi ai tamponi. «Era doveroso fermarsi un po’ – ha affermato Giovanni Cavallaro, intervistato dal quotidiano Il Mattino -. Non aveva senso andare avanti con tutti questi rinvii. Ma noi abbiamo ben 14 calciatori positivi, che da 8 giorni sono in isolamento e non sappiamo quando si negativizzeranno. Per casi come il nostro – aggiunte il trainer palermitano – bisognerebbe concedere almeno 10 giorni per rimettere in forma i guariti, evitando quindi di favorire le avversarie».

La Nocerina dovrà recuperare la gara interna con il Nola domenica 15 novembre prossimo, ma c’è più di qualche dubbio sulla disputa della partita, visto il numero di rossoneri contagiati.

Ferazzoli (Gelbison)

Sulla stessa lunghezza d’onda è Pino Ferazzoli, allenatore della Gelbison che sulla carta dovrà scendere in campo il 15 novembre al Morra contro il Città Sant’Agata.

«La società dovrà attendere i tamponi dei 16 atleti contagiati, dei quali 6 sintomatici. E non so se per il 15 potremo giocare. È obiettivamente difficile per la Lega prendere decisioni in una situazione simile».

Tutti convengono su un’esigenza particolare. Quella di ristabilire i criteri in base ai quali il Dipartimento acconsente alle richieste di rinvio delle partite. Così come sottolinea Gianluca Esposito, tecnico della Polisportiva Santa Maria: «Se abbiamo votato per il proseguimento del campionato, credo che sia anche opportuno rivedere i criteri che portano alle richieste di rinvio. Rendendoli magari un po’ più rigidi, per evitare che non si disputi una partita per l’accertamento di pochissimi tesserati contagiati».

La stessa esigenza evidenziata da Giovanni Cavallaro, convinto che «si debba comunque scendere in campo se sono disponibili almeno 15 o 16 atleti di prima squadra».

Esposito (Pol. S.Maria)

Al netto della considerazione che in questo stato di emergenza, qualunque tipo di decisione crea malcontento in alcune società, si può avanzare un’ulteriore eccezione alla decisione presa. I club virtuosi, mai interessati da contagi e rinvii, potrebbero ritrovarsi di fronte squadre che, avendo disputato i recuperi, avranno il vantaggio di godere già del ritmo gara. Pagando, in pratica, il fatto di aver seguito alla lettera tutte le precauzioni per evitare i contagi.

 

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