Il nuovo allenatore della Paganese è Raffaele Di Napoli, che prende il posto dell’esonerato Alessandro Erra.
Il giorno dopo l’annuncio ufficiale del club, la nostra redazione ha cercato di scoprire qualcosa in più riguardo il neo-tecnico azzurrostellato, andando oltre quelli che possono essere stati i vari risultati sportivi delle esperienze precedenti, scavando ancora più a fondo per conoscere le peculiarità professionali ed umane di Raffaele, detto Lello, Di Napoli.
Davide Sardo presenta il “Gigante” Lello Di Napoli
Quel che si può leggere dal suo profilo allenatore riporta i nomi di tre squadre allenate a cavallo tra Serie D e Serie C, tra cui spiccano le due stagioni all’Akragas nel biennio 2016-2018. A questo proposito, abbiamo avuto il piacere di ascoltare Davide Sardo, ex-addetto stampa della società di Agrigento durante la permanenza di Di Napoli, per farci presentare il nuovo mister.
Che tipo di allenatore è Di Napoli? Sia in campo che fuori, caratterialmente…
Permettimi innanzitutto di salutare e abbracciare virtualmente il “Gigante” e amico Lello Di Napoli, una persona perbene e un allenatore preparato. Mister Di Napoli è un tecnico serio e professionale, cultore del lavoro e del gioco propositivo. È un allenatore passionale, che si esalta nelle difficoltà. Sembra un duro, un sergente di ferro, ma dietro quella corazza si nasconde un uomo buono, un padre esemplare, una persona rispettosa dei ruoli, un allenatore che ama il dialogo e che sa ascoltare tutti. Tra tutte le partite, non potrò mai dimenticare la storica e per certi versi clamorosa vittoria al “Cibali” contro la corazzata Catania, con la nostra rete siglata all’ultimo secondo sotto una pioggia torrenziale. Di Napoli era al settimo cielo, credo sia ancora la vittoria più bella e importante della sua carriera.
La Paganese è costruita sul 3-5-2, modulo congeniale all’ormai ex-tecnico Erra, ma che allo stesso modo dovrebbe accontentare il nuovo mister. Quali sono le sue idee di calcio e lo stile di gioco?
Il “3-5-2” è il suo credo calcistico, è il modulo che Di Napoli ha utilizzato con maggiore frequenza ad Agrigento, sulla panchina dell’Akragas. Un modulo che gli ha dato parecchie soddisfazioni. Ma è un allenatore capace di leggere le partite e di cambiare in corso d’opera strategie tattiche. In passato ha giocato anche con la difesa a 4. Credo che la Paganese abbia preso un ottimo tecnico per risalire la classifica.
Ci racconti le due annate ad Agrigento con lui in panchina? Le ultime ad alti livelli per la società, prima che andasse tutto in fumo…
Il primo anno sulla panchina dell’Akragas è stato positivo. Soprattutto il girone di andata ha regalato parecchie soddisfazioni al popolo akragantino. Di Napoli ha avuto il grande merito di lanciare tantissimi giovani che adesso fanno le fortune di altre squadre. Nonostante le difficoltà economiche e con una rosa indebolita nel girone di ritorno è riuscito nel miracolo calcistico di salvare l’Akragas. Ricordo ancora con emozione la finale play out contro il Melfi e le lacrime di gioia di Lello Di Napoli. Lui non lo ammetterà mai, ma dietro quel clamoroso traguardo c’è tanto di Lello Di Napoli. Il secondo e ultimo campionato in serie C con l’Akragas, purtroppo, è stato disastroso ma certamente non per demeriti di Di Napoli. Squadra ridimensionata per motivi economici e giocatori fin troppo giovani e inesperti per la categoria. E poi le partite casalinghe disputate sul neutro di Siracusa perché il nostro stadio era sprovvisto dell’impianto di illuminazione. È stata una stagione da dimenticare sotto tutti i punti di vista. Credimi… Non mi va nemmeno di commentarla.
Questa Paganese punta a salvarsi in un campionato comunque molto difficile. Come vedi la sua nuova esperienza sulla panchina azzurrostellata? Cosa dobbiamo aspettarci?
A mister Di Napoli piacciono le sfide e quella di salvare la Paganese è davvero tosta. Ma sono certo che farà di tutto per centrare l’obiettivo. Faccio il tifo per lui, per voi. In bocca al lupo caro Lello.
Redattore, inviato, conduttore, telecronista.
Giro l’Italia per raccontare calcio e motori, ma non chiamatelo lavoro!