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Derby farsa, reato in prescrizione. Per l’avvocato Vitale «esito prevedibile»

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Derby farsa Salernitana-Nocerina, stop al processo per intervenuta prescrizione. Per l’avvocato Vitale è un esito ampiamente preventivabile

Intervenuta prescrizione per i fatti di cronaca relativi alla gara Salernitana-Nocerina, il cosiddetto derby farsa del 10 novembre 2013. Un esito ampiamente preventivabile.

Così l’avvocato Giovanni Vitale, tra i componenti del collegio difensivo dei 23 sostenitori della Nocerina imputati. Per tutti l’accusa era di violenza privata aggravata dal numero di soggetti coinvolti (art. 610 c.p.).

La pretesa di trovare uno o più colpevoli per una vicenda avvenuta 7 anni e mezzo fa va ovviamente a scemare. Ma era prevedibile fin dall’inizio che questo processo si sarebbe concluso con un nulla di fatto per intervenuta prescrizione. L’avvocato Vitale sottolinea che il processo non è mai iniziato, non ci sono mai state richieste istruttorie né un iniziale confronto tra gli imputati e la pubblica accusa.

I fatti di Mercato San Severino

Furono appunto 23 i tifosi della Nocerina indagati per il reato violenza privata aggravata. Sul loro capo pendeva infatti l’accusa di aver minacciato la squadra rossonera nell’immediata vigilia del derby di Salerno del novembre 2013. Avrebbe dovuto giocarsi alla presenza dei supporters molossi all’Arechi. E il tifo organizzato seguì alla lettera tutte le prescrizioni dettate da Prefettura e Questura di Salerno, a partire dall’arrivo allo stadio esclusivamente con bus organizzati, scortati dalle forze dell’ordine. Poi la decisione cambiò improvvisamente nelle ultimissime ore.

A Mercato San Severino, davanti al Park Hotel, si riunirono numerosi sostenitori. Le immagini girate dal quotidiano La Città si diffusero in breve tempo in tutta Italia. Così come quelle relative a ciò che accadde in campo, che portò poi alle severissime sentenze della Giustizia Sportiva.

Conflitto di competenze tra Procure

Si iniziò con un conflitto di competenze tra il Tribunale di Nocera Inferiore e quello di Salerno. Le indagini furono condotte nell’immediatezza dei fatti alla Procura di Nocera Inferiore. In seguito, la Suprema Corte di Cassazione a inizio ottobre 2014 si pronunciò, assegnando alla Procura del capoluogo le indagini sulla vicenda. Alla base della decisione, il fatto che la presunta condotta delittuosa ebbe il suo exitus finale a Salerno.

Nel 2015  la Cassazione annullò con rinvio l’ordinanza di arresti domiciliari, emessa dal Tribunale del Riesame di Salerno, per 9 dei supporters molossi. Non furono invece revocati i Daspo inflitti a tutti i supporters rossoneri coinvolti nella vicenda.

L’inizio del processo per il derby farsa e subito il primo rinvio

Il 19 giugno 2017 fu fissata la prima udienza al Tribunale di Salerno. Ma ci fu subito un rinvio. L’unico tesserato della Nocerina presente in aula fu l’ex preparatore atletico Salvatore D’Andrea. Ma immediatamente furono riscontrati difetti di notifiche.

Una questione preliminare sul decreto di citazione – spiega l’avvocato Vitale – permise alle difese di ottenere una rinotifica.

Da allora si è arrivati a una decina di rinvii dovuti a motivazioni di varia natura. Un processo nato morto, perché dopo 7 anni e mezzo lo Stato di Diritto non ha più interesse a cercare un colpevole. Ma anche perché la parte offesa era costituita da tutti i tesserati della Nocerina presenti quella mattina a Mercato San Severino. Tra questi, anche calciatori dei quali si sono perse le tracce e che sarebbe difficile, se non impossibile, rintracciare.

Rimane l’amaro in bocca perché avremmo voluto sapere cosa successe quel 10 novembre 2013 a Mercato San Severino, ma la verità processuale non la conosceremo mai.

La Giustizia Sportiva decise di non attendere quella ordinaria. Ebbe tempi rapidissimi per una sentenza severissima e pesantemente afflittiva. Insomma, ha parlato in maniera molto chiara, rispetto a quella ordinaria che non si è assolutamente pronunciata.

Di fatto – ha concluso Vitale – le due sentenze dei tribunali sportivi hanno letteralmente devastato un’intera città, oltre alla Nocerina. La prescrizione in sede di giustizia ordinaria spero serva a chiudere definitivamente questa triste pagina, durata fin troppo, a dispetto di un’ipotesi di reato che ha suscitato dall’inizio un bel po’ di dubbi.

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