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Sport e disabilità: il progetto di Sarno sbarca a Roma

Disabilità e sport: una unione sempre più forte. Non un sogno, ma una conquista importante fatta di piccoli grandi passi, di progetti che non sono solamente di inclusione, ma di vera condivisione e di competizione.

Da Sarno a Roma, La Filanda ha portato all’attenzione il suo “Dis.Abi.Sport” al convegno celebrativo dei trent’anni dalla promulgazione della legge 13/1989 per il superamento delle barriere architettoniche, “Accessibilità, visitabilità, adattabilità: la Total Quality per la persona con disabilità”, tenutosi nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

“Dis.Abi. Sport”, è un progetto che porta in sé una grande spinta per abbattere le barriere e superare i pregiudizi legati alla disabilità di adulti e bambini. Da quasi un anno a Sarno si sta lavorando intensamente e, si è creata una rete che ha fatto dello sport una bandiera di uguaglianza e di diritto.

L’attestazione del grande lavoro è arrivata nella capitale, dove sono stati analizzati i grandi progressi dei pazienti avviati allo sport tenendo conto delle singole attitudini, ed è stata raccontata dalla direttrice, Nilde Renzullo, la storia della nascita del Palasport accessibile a tutti.

«Abbiamo portato all’attenzione – ha spiegato Renzullo – la necessità di creare spazi fruibili a tutti sotto ogni forma. Sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’importanza dello sport a prescindere dalle abilità fisiche, dall’età o dal livello di preparazione o di forma fisica. Perché favorendo la pratica sportiva collettiva si promuovono i diritti».

A parlare del progetto, il responsabile sportivo, Simone Zulli. «Lo stereotipo comune porta a pensare ai disabili come persone ferme, immobili finché non si assiste alle loro performance che mostrano tutt’altro: passione, energia impiegata nelle gare, determinazione nello sfruttare al meglio le proprie capacità residue, la loro vitalità, la muscolatura degli atleti. DisAbiSport vuole rappresentare non un veicolo di inclusione, ma anche il mezzo per simboleggiare vita e vitalità che non possono essere precluse».

«Il nome che abbiamo voluto dare all’evento, DisAbiSport, – ha spiegato la psicologa Santa Celentano – nasce dal concetto di rendere abile il disabile proprio attraverso le discipline sportive. Dunque, un momento di grande condivisione per mostrare e dimostrare le mille sfaccettature dello sport come palestra di vita, per relazionarsi, conoscere se stessi, i propri spazi e quelli degli altri».

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