“Non chiamatemi Bubu”, è questo il titolo del libro scritto da Alberico “Chicco” Evani in collaborazione con la giornalista Lucilla Granata e presentato Giovedì 23 Maggio presso il Centro Sociale di Roccapiemonte.
Un’autobiografia che fa capire già dal titolo come il suo soprannome, dato proprio dai compagni milanisti per via del suo aspetto, non è mai stato di suo gradimento. Chicco nasce a Massa e a soli 14 anni lascia la famiglia per andare a Milanello, dove ha poi vissuto emozioni incredibili e vittorie straordinarie, facendo la storia del club.
Inizialmente, dice Evani “non avevo l’idea di scrivere un libro, ma avevo l’esigenza di comunicare i miei sentimenti. Nel 2011 ho perso un amico, il magazziniere del Milan e un anno dopo Andrea Pazzagli, mio compagno di squadra e collaboratore nella nazionale giovanile. Da li ho sentito il bisogno di scrivere e più lo facevo più mi sentivo bene”. Lucilla mi ha poi intervistato tirando fuori molti aneddoti, dalle liti nello spogliatoio, al rapporto con Sacchi, a quello con i compagni di squadra e ha messo su il testo unendo tutti i vari pezzi della mia vita”.
Questo libro non vuole narrare le sue vittorie ma è un racconto di se, da dove arriva e l’educazione che ha ricevuto, ma soprattutto è quello che vuole insegnare ai figli e a i giovani, come i valori dello sport, prima della tattica. Parla poi dell’amore che fin da bambino ha avuto per il calcio “Non sono cambiati i giovani”, aggiunge, “ma il mondo. Noi avevamo a malapena il pallone, ora ci sono molte più cose che distolgono l’attenzione dall’impegno massimale”.
Un libro ricco di umanità e aneddoti che ritrae il volto di una grande persona, di un uomo di valori, di un giocatore eccellente ed ora anche di un ottimo tecnico, grazie al percorso di crescita da lui intrapreso, partendo dalla nazionale dei più giovani fino ad arrivare al fianco di Mancini.