Felicio Ferraro, ex direttore sportivo del Savoia, accusato di contatti con il clan Gionta: scatta l’inibizione della giustizia sportiva
Il Tribunale Federale Territoriale ha inflitto la pena dell’inibizione di 5 anni a Felicio Ferraro, accusato di contatti con il clan Gionta. La Procura Federale lo aveva deferito sulla base dell’indagine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, che aveva portato alla richiesta di rinvio a giudizio. Pesantissime le accuse mosse a suo carico. Avrebbe infatti esercitato per alcuni anni condotte estorsive ai danni del Savoia Calcio per conto dell’associazione malavitosa tristemente nota nella città di Torre Annunziata.
In sede di giustizia sportiva, Ferraro era chiamato a rispondere della violazione dell’articolo 4, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva. Per essere venuto meno ai principi di lealtà, correttezza e probità che debbono essere osservati e rispettati in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva. L’accusa è di avere intrattenuto rapporti e contatti con soggetti pregiudicati e/o comunque a diverso titolo legati e conniventi con la criminalità organizzata. In particolare, l’accusa è quella di aver posto in essere, in qualità di intermediario di un clan camorristico del quale era al servizio, ripetute condotte estorsive nei confronti della società ASD AC Savoia Calcio 1908 a far tempo dalla stagione sportiva 2015-2016 e fino alla stagione sportiva 2021-2022.
La Procura Federale aveva richiesto a carico di Felicio Ferraro la sanzione dell’inibizione di 5 anni con la preclusione alla permanenza in qualsiasi rango e categoria della FIGC. In pratica, chiedeva che l’ex direttore sportivo di Savoia e Nocerina fosse radiato sine die.
Deferimento fondato su due capi di imputazione
Due i capi di imputazione a carico del dirigente di Torre Annunziata. Il primo si riferisce al 2015 e riguarda il reato di estorsione continuata e aggravata dal metodo mafioso. Secondo l’accusa, Ferraro avrebbe agevolato l’attività del clan Gionta, ai danni del Savoia in concorso con Pietro Izzo e Salvatore Ferraro (fratello di Felicio). Entrambi ricoprivano ruoli verticistici nel clan Gionta sono già stati condannati in via definitiva per associazione mafiosa. Stando alle accuse, costringevano i presidenti della del Savoia, succedutisi nel tempo, a corrispondere nel corso degli anni una somma di denaro pari ad € 10.000, avvalendosi della intermediazione di Felicio Ferraro.
La seconda richiesta di rinvio a giudizio, per uguale reato ai danni del Savoia, vede Felicio Ferraro accusato di agire in concorso con Salvatore Ferraro e Giuseppe Carpentieri. Anche quest’ultimo ricopriva un ruolo verticistico nel clan Gionta ed è stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Secondo l’accusa, Felicio Ferraro faceva da tramite a Salvatore Ferraro e Giuseppe Carpentieri. E costringevano i presidenti succedutisi nel tempo nella direzione del Savoia a corrispondere una somma di denaro per complessive € 130.000.
Una prima tranche della somma, pari a € 50.000, consegnata a Carpentieri allo stadio Giraud di Torre Annunziata. Reato questo accertato prima del 21 novembre 2021 e per il deferito fino al 6 ottobre 2022. In quest’ultima data è scattata l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti.
Le risultanze delle indagini della Procura di Napoli
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli ha tratto importanti indicazioni dagli interrogatori di Pietro Izzo, oggi collaboratore di giustizia. Ha inoltre fatto riferimento a intercettazioni del cellulare in uso alla cognata di Salvatore Ferraro. Izzo ha riferito di un episodio estorsivo risalente al 2015 in cui era coinvolto il deferito Felicio Ferraro. Quest’ultimo aveva consegnato la somma di € 10.000 da parte del Savoia 1908 a Izzo e Salvatore Ferraro nell’abitazione di quest’ultimo. In un successivo interrogatorio, Izzo ha anche riferito che Felicio Ferraro, pur non essendo affiliato al clan Gionta, si mostrava servizievole nei confronti di questa consorteria criminale, disponendo della sue amicizie per favorire il clan.
Lo stesso Izzo ha raccontato che quando Mario Moxedano era presidente del Savoia, il deferito consegnava la somma di € 40.000 – 50.000 l’anno al fratello Salvatore Ferraro dentro il Palazzo Fienga, ove quest’ultimo abitava. Per ciò che concerne la consegna della tranche da € 50.000 nella stagione 2021-2022, la Procura di Napoli fonda le sue accuse su numerose intercettazioni. Da queste emerge in modo chiaro che il presidente del Savoia ha versato una somma di denaro in contanti di € 50.000. Il tutto alla presenza del deferito e previo un incontro organizzato da quest’ultimo. Secondo le risultanze, la somma rappresentava la prima rata di una maxi-estorsione consegnata sul campo. E Felicio Ferraro, secondo le accuse, aveva direttamente introdotto un affiliato al clan camorristico al fine di ricevere la dazione.
«Felicio Ferraro può essere ritenuto intermediario del clan Gionta»
Nel dispositivo del Tribunale Federale Territoriale si legge: «… è chiaro che il deferito ha svolto comunque un ruolo di intermediazione in un’attività illecita. Quindi, per concludere, essendo inquadrato con il ruolo di direttore generale nella stagione sportiva 2021-2022 e come dirigente nella stagione 2015-2016, può ritenersi con alta probabilità intermediario del clan Gionta».
In conseguenza di ciò, il Tft ha ritenuto opportuno affermare che «con il suo reiterato comportamento, Ferraro Felicio, nella qualità di dirigente prima e direttore generale poi, è venuto meno ai principi di lealtà, correttezza e probità, che devono essere osservati e rispettati in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva, violando così l’art. 4 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva».
Per queste motivazioni, dunque, ha ritenuto il deferito Felicio Ferraro responsabile delle violazioni a lui ascritte e di applicare ai suoi danni la sanzione di 5 anni di inibizione.